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“In un territorio dove c’è un industria di spessore come Ast che impatta dal punto di vista ambientale e dove le condizioni di lavoro sono pericolose, è esigenza irrinunciabile firmare l’Accordo di Programma”. Lo ha detto stamattina il Presidente Francesco Maria Ferranti aprendo in Consiglio provinciale il convegno dal titolo “Parliamo di sicurezza sul lavoro” alla presenza del Presidente di Upi Umbria e consigliere provinciale, nonché dirigente sindacale Ast, Marco Bruni, del Presidente dell’associazione Laboratorio Athena Maurizio Puzzonia e di Angelo Bossi, consulente del lavoro.

Sempre in merito all’Accordo di Programma, Ferranti ha aggiunto che “le istituzioni devono sapere cosa l’azienda vorrà fare per migliorare le condizioni di sicurezza e per diminuire emissioni e impatto ambientale”. In merito alla morte del giovane operaio il Presidente ha espresso, a nome della Provincia, “vicinanza alla famiglia e a tutti i lavoratori”. “Non dobbiamo parlare di sicurezza solo dopo incidenti o tragedie come quella dell’Ast – ha poi affermato – ma mettere in campo una programmazione in sinergia con sindacati, istituzioni, aziende e associazioni di categoria per promuovere iniziative che portino ad un’effettiva sicurezza sui luoghi di lavoro.

E’ una battaglia di civiltà – ha osservato il Presidente – nella quale le istituzioni debbono svolgere il ruolo di cabina di regia ed è questo che la Provincia vuole fare. Lo dobbiamo alla famiglia e a tutti i lavoratori. L’Umbria – ha fatto notare Ferranti – è purtroppo in fascia rossa in Italia sugli incidenti sul lavoro. Sono dati – ha concluso – che ci impongono di fare della sicurezza non un tema di emergenza ma di normalità gestionale ed organizzativa”. “Questo convegno deve servire per alzare l’attenzione. I dati su incidenti e morti sono purtroppo in aumento e già i primi mesi di quest’anno hanno superato quelli del 2024”, ha dichiarato Bruni. Non è accettabile – ha aggiunto – uscire di casa per andare al lavoro e non tornare più”.

“A distanza di 30 anni dobbiamo ammettere che l’obiettivo non è stato raggiunto – ha affermato Bossi – e dobbiamo chiederci perché. La risposta è che il modo di affrontare la questione è sbagliato. Dagli ultimi dati Eurostat emerge che Italia è al terzo posto per incidenti sul lavoro preceduta solo da Francia e Romania. La sicurezza – ha poi fatto notare – deve essere un fattore strutturale all’interno dell’azienda, con professionisti formati appositamente e con un’organizzazione che preveda la partecipazione di tutti i lavoratori”.