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“I dati drammatici del Rapporto Gimbe sulla sanità in Umbria certificano, di fatto, il fallimento della Giunta Tesei per il settore che rappresenta la voce principale del bilancio della Regione. Migrazione sanitaria, rinuncia alle cure e zero medicina di territorio sono la rappresentazione plastica di quello che stanno subendo gli umbri da cinque anni con smantellamenti, accorpamenti e una privatizzazione strisciante della sanità pubblica, che invece dovrebbe garantire il diritto costituzionale alla salute”.

“I numeri dicono che siamo diventati una regione di ‘migranti’ per ragioni di salute. Sono sempre di più, infatti, i cittadini che si spostano fuori regione per andare a curarsi in altre strutture, con un bilancio della mobilità passiva di milioni di euro. Non era così fino a qualche anno fa, quando c’era invece un salto positivo in Umbria di mobilità sanitaria. Preoccupa, anche, il dato sulle famiglie che rinunciano a curarsi. La Giunta Tesei, su questo, va peggio della media nazionale: una famiglia su dieci rinuncia a curarsi (9,2 per cento contro la media nazionale del 7,6 e il risultato umbro dello scorso anno dell’8,1).

Chi rinuncia, ovviamente, lo fa per le lunghe attese nel pubblico e per le difficoltà di accesso alle cure dovute, ad esempio, all’impossibilità di spostarsi per usufruire delle prestazioni e per i costi insostenibili o delle trasferte o del privato. Un fatto preoccupante, che mina alle basi i principi di universalità del Sistema sanitario nazionale e che crea cittadini di serie A, che riescono a permettersi assistenza privata, e cittadini di serie B, che rinunciano o si impoveriscono. Non dimentichiamo che, tra le altre cose, 6mila famiglie sono scese sotto la soglia di povertà per pagarsi le cure e 14mila spendono 1/5 del proprio stipendio in esami medici e terapie.

Un quadro disastroso, inevitabile con un’assistenza territoriale su cui si è tagliato invece di investire. Sempre il Rapporto Gimbe certifica, infatti, che le case di comunità attive siano zero. Nessuna. Case di comunità che, invece, dovevano essere la chiave di volta per l’assistenza territoriale e per la presa in carico del paziente al di fuori delle strutture ospedaliere. Oggi, invece, i cittadini si riversano negli ospedali, in cui gli operatori sono sempre di meno e sempre di più sottopagati. Le strutture così vanno sotto pressione, i medici scappano e se non riesci a curarti e te lo puoi permettere, vai al privato. Altrimenti rinunci mettendo a rischio la tua salute”.

“Infine sul rapporto personale dipendente / cittadini quello che la destra non dice è che l’Umbria è la terza regione con la riduzione maggiore di medici di medicina generale, ovvero quelli che stanno sul territorio, a contatto con i pazienti, in calo de 14,4 per cento. Il settore, dunque, è in piena crisi e la presidente Tesei non può certo lavarsene le mani, ma questo gli umbri lo sanno”.

Così il segretario regionale del Partito democratico dell’Umbria, Tommaso Bori.