L’Assemblea legislativa ha approvato a maggioranza, con 13 voti favorevoli della maggioranza e 7 contrari della minoranza, il Rendiconto generale dell’amministrazione regionale 2022.
Illustrando l’atto in Aula, il relatore di maggioranza Daniele Nicchi (presidente della Prima commissione consiliare) ha spiegato che “il lavoro svolto dall’Esecutivo di Palazzo Donini, riconosciuto anche dalla Corte dei Conti, è un lavoro frutto di grande impegno e determinazione e caratterizzato da un’amministrazione che punta alla prudenza e all’efficacia delle risorse pubbliche, ottenendo risultati e miglioramenti anno dopo anno”.
Il provvedimento mostra che il risultato della gestione di competenza registra un avanzo di 73 milioni 911 mila 540 euro quale differenza tra accertamenti (3 miliardi 105 milioni di euro) ed impegni (3 miliardi 31 milioni). I residui attivi al 2022 da riportare sono di 1 miliardo 85 milioni di cui 461 milioni, quelli passivi 1 miliardo 4 milioni. Il risultato di amministrazione alla chiusura dell’esercizio finanziario 2022 è di 387 milioni di euro. L’avanzo di cassa alla fine del 2021 è di 504 milioni, mentre le riscossioni 3 miliardi 231 milioni, con un totale delle entrate pari a 3 miliardi 736 milioni. Sono stati effettuati pagamenti per 3 miliardi 244 milioni, portando a un fondo di cassa al termine del 2021 di 491 milioni. Il risultato economico dell’esercizio 2022 è pari a euro 2 milioni 716 mila 140, dato che risulta in calo rispetto all’anno precedente.
Nicchi nell’illustrazione ha ricordato come “il rendiconto, con giudizio positivo della Corte dei conti, è stato parificato con riserva in quanto risulta un minore accertamento di 4 milioni 53mila euro sul capitolo ‘Fondi trasferiti dal bilancio del Consiglio regionale in dipendenza dell’avanzo di amministrazione accertato nell’esercizio precedente’, pari alla differenza tra quanto riversato dall’Assemblea legislativa, 1 milione 200 mila euro, e l’integrale avanzo di amministrazione accertato al termine dell’esercizio 2021, pari a 5 milioni 253 mila euro, con invito rivolto all’Amministrazione regionale di conformare tale prassi contabile alla legge”.
Nella sua relazione di minoranza, la vicepresidente della Prima commissione Donatella Porzi ha sottolineato che “gli impegni presi dalla maggioranza nei confronti della comunità umbra sono stati perlopiù disattesi e che è necessario un atteggiamento costruttivo per tentare di recuperare danni che ho paura siano irreversibili. In particolare Porzi si è soffermata sulla crisi del sistema sanitario regionale, sottolineando il continuo esodo di personale altamente qualificato, il fatto che l’Umbria stia abdicando anche sul fronte della diagnostica e che dovrebbe farsi carico della sua quota parte dei circa 2,5 milioni di cittadini che stanno rinunciando a curarsi per carenza di risposte e di risorse. Ma soprattutto, riallacciandosi ad un intervento del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, ha posto la questione di come si possa continuare a votare amministratori che non garantiscono i Lea nonché la necessità di fare scelte che pongano un limite alla sanità privata che non dovrebbe superare, come avviene in Veneto, dove e peraltro al privato viene richiesto un alto livello di specializzazione, il 12% del sistema sanitario complessivo, così da garantire a tutti i cittadini la copertura del sistema sanitario pubblico e una sana complementarietà con quello privato. Queste criticità sono state mosse anche dagli apicali dei due partiti di maggioranza, Lega e Fratelli d’Italia in più occasioni, e questo a testimoniare l’inadeguatezza oggettiva, e non di parte, dell’offerta sanitaria pubblica in Umbria. Inoltre, nella relazione della Corte dei Conti sono contenute dichiarazioni strumentali da parte della Giunta rispetto al fatto che non siano stati forniti dati che appartengono alle Aziende sanitarie, quando tutti sappiamo bene che competono proprio alla Regione gli interventi di programmazione, monitoraggio e controllo. Pur valutando positivamente quanto fatto in campo turistico (bene il dato positivo evidenziato dall’Aur in merito all’evento di Capodanno a Perugia, che ha avuto un riverbero positivo non solo nell’immediato ma anche nei mesi successivi) e i numeri in crescita dell’aeroporto, permangono forti criticità sul fronte dei trasporti, con numerose promesse mai mantenute a significare come stare all’opposizione e amministrare siano due cose ben diverse. Infine la questione della crescita: gli ultimi dati della Camera di Commercio parlano di segnali di cedimento delle imprese, che non credo dipendano dalla Regione, come d’altra parte la crescita del PIL. In conclusione, nonostante alcuni aspetti positivi il mio giudizio non può che essere negativo il quanto la sanità rappresenta l’80% del bilancio regionale e su questo fronte la situazione è, come detto, di forte criticità”.
Interventi
Tommaso Bori (Pd): “C’è il rischio che l’Umbria passi da area interna ad area marginale. Sul tema della sanità non stiamo andando affatto bene, come denunciamo da tempo. Un paziente ogni dieci, in Umbria, rinuncia a curarsi a causa dei tempi di attesa o della mancanza di possibilità economiche. La mobilità passiva è cresciuta enormemente, anche per normali esami diagnostici. Le Asl continuano a bandire delle “gare ponte”, che nei fatti sono al massimo ribasso, un sistema che premia il massimo ribasso. La Giunta dovrebbe riferire su questo tema in Aula”.
Thomas De Luca (M5S): “Mi stato riferito di anziani cittadini che si sono recati al Cup per una visita ed hanno ricevuto la risposta di una indisponibilità assoluta per la visita. Nei giorni successivi sarebbero stati contattati da due soggetti privati che avrebbero offerto lo stesso servizio per conto della Asl. Si tratta di una esternalizzazione dello svolgimento delle prestazioni e della stessa presa in carico. Questo comporta un aumento della sfiducia verso il sistema sanitario. Il dibattito sull’adattamento climatico ha messo in evidenza che anche le Regioni possono fare la propria parte, mettendo in sicurezza i territori e le città dagli effetti ormai inevitabili dell’attività antropica del secolo passato”.
Luca Coletto (assessore): “Il Ministero colloca l’Umbria all’ottavo posto per i Lea. I privati accreditati e convenzionati sono utilizzati per superare le liste di attesa che ci sono state e che non potevano essere erogate perché bloccate dai Dpcm in pandemia. Lo stanno facendo tutte le regioni. Il Veneto ha una mole di privati accreditati del 17%, l’Umbria dell’8%. I controlli sulle cliniche private sono stati eseguiti. Per la prevenzione siamo secondi, per gli screening siamo la prima regione”.