Posti di lavoro, nuova occupazione, pieno recupero della materia. Parte da Narni il percorso di ascolto e partecipazione intorno alla proposta di gestione del piano rifiuti presentata dal Movimento 5 Stelle, alternativa al modello della giunta Tesei che attraverso tecnologie obsolete, nuovi inceneritori e nuove discariche, rischia di riportare l’Umbria indietro di anni. “Il cambiamento climatico e le conseguenze dell’industrializzazione rappresentano le sfide più grandi degli ultimi tempi” ha detto il consigliere regionale del M5S, Thomas De Luca. Grande partecipazione al dibattito aperto a partiti, associazioni, comitati e parti sociali. Uniti nella condivisione di un obiettivo e una visione comune: massimo recupero materia contro nuovi inceneritori e nuove discariche.
In apertura i saluti istituzionali del sindaco di Narni, Francesco De Rebotti, che ha ricordato la vertenza Sgl nel 2014 in cui “abbiamo tenuto insieme l’interesse economico, sociale ed ambientale” e sottolineato in tema di rifiuti la “necessità di un pensiero divergente, ma coerente con l’indirizzo dell’Unione Europea in materia di transizione ecologica”. Poi l’intervento della sottosegretaria del MITE Ilaria Fontana: “Serve cambiare paradigma e pensare al rifiuto come a una risorsa. Questo è bellissimo punto di partenza, la strada verso l’economia circolare ci pone la sfida del massimo recupero materia. L’incenerimento è una soluzione obsoleta e non è alternativo allo smaltimento. Andare oltre le “4R” riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero significa parlare anche di rinnovare e ricostruire”. La senatrice Emma Pavanelli ha partecipato indossando una camicia prodotta con fibra d’arancia, frutto del lavoro di due ragazze siciliane in collaborazione con il Politecnico di Milano: “Hanno creato un filato di fibra d’arancia ed i loro macchinari sono dentro una fabbrica che produce succhi di frutta. Un esempio di bioeconomia circolare a chilometro zero. Qui i ragazzi non trovano opportunità e sono costretti ad andarsene invece di avere l’occasione di rigenerare aree industriali inutilizzate”.
Thomas De Luca ha illustrato nel dettaglio la proposta ‘Fabbrica dei materiali Umbria – La transizione ecologica del ciclo dei rifiuti’ partendo dai dati: “Ad oggi in Umbria solo il 58% dei rifiuti torna ad essere materia prima seconda e solo un sesto della plastica prodotta viene recuperata. I rifiuti non vengono trattati ed il 40% finisce in discarica. Siamo la quinta regione d’Italia per produzione di rifiuti e secondo lo scenario della giunta Tesei non si può aumentare la quota di recupero perchè altrimenti sostenere un nuovo inceneritore sarebbe impossibile. A Contarina invece vogliono passare dal 90% al 96% di raccolta differenziata attraverso impianti specifici per il recupero della frazione organica e plastica dei pannolini, adottano sistemi di recupero post differenziata e puntano a ridurre ulteriormente questa frazione perchè non hanno vincoli economici. I dati dicono che aumenta la differenziata e diminuiscono rifiuti e conferimento in discarica. Da quando entrerà in funzione il nuovo inceneritore è prevista una riduzione dei rifiuti del solo 4%. Serve davvero incenerire? In Italia i 37 inceneritori che bruciano oltre 6 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno producono appena l’1,4% del fabbisogno elettrico nazionale. Senza contare che questi impianti consumano il 20% di energia per alimentare se stessi. L’emergenza arriverà due anni dopo la realizzazione del nuovo inceneritore e saremo costretti a fare una nuova discarica. Non è la soluzione per la transizione energetica del nostro paese. Perchè non pensare di porre al 2050 l’obiettivo ambizioso del massimo recupero di materia? Arrivano le risorse del Pnrr e non siamo stati in grado di mettere sul tavolo una programmazione condivisa che abbia come obiettivo il paradigma del ‘nessun nuovo danno’ come indicato dall’Unione Europea. Stiamo fallendo l’obiettivo, servono impianti per il massimo recupero della materia come a Treviso e Ferrara. La tariffa puntuale a Treviso applica veramente il principio del ‘chi inquina paga’ e la bolletta è la metà di quella che pagano i ternani. Da questo percorso può uscire un piano di rifiuti che parta dal basso”.