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Prendiamo atto con rammarico che le preoccupazioni che avevamo espresso sui risultati dell’incontro di ottobre al MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) erano del tutto fondate.

Contrariamente alle trionfalistiche letture interessate politicamente, già allora era chiaro che non si erano registrati passi in avanti rispetto all’obiettivo della sottoscrizione dell’Accordo di Programma. Al contrario era arrivata l’ufficializzazione che una ipotetica soluzione strutturale del nodo delle tariffe energetiche, questione posta come condizione da Arvedi AST per la firma, non era ipotizzabile prima del 2029.

Quindi già da ottobre scorso la firma dell’Accordo era completamente rimessa all’impegno assunto dal Ministro Urso a trovare una soluzione ponte sulle tariffe energetiche.

Con l’incontro del 30/12/2024 il Ministro ha ufficializzato che la normativa non consente alcuna soluzione ponte e che l’Accordo sarà firmato (se sarà firmato) a febbraio ma senza alcuna possibilità di venire incontro alle richieste che AST ha posto come precondizione per la firma.

E’ chiaro che né AST né il territorio possono attendere fino al 2029. E’ anche chiaro che sono passati mesi e anni in attesa della firma dell’accordo, con il connesso sblocco degli investimenti di 700 milioni di parte privata e 300 milioni di parte pubblica, accordo sempre preannunciato come imminente, anzi “all’ultimo miglio”, e ancora una volta rinviato a febbraio 2025, ma senza alcuna certezza.

Non ci sfugge che le questioni energetiche sono un problema europeo e nazionale che investe tutto il sistema produttivo italiano e che la trattativa sul polo AST può essere anche vista strumentalmente come ricerca di spazi straordinari di flessibilità rispetto ai vincoli europei.

Resta il fatto che non è ammissibile che la ricerca di un nuovo equilibrio nazionale ed europeo di politica energetica possa andare a scapito del territorio; infatti, in questo periodo di sostanziale stallo che si protrae dal 2022, il territorio ternano, e in particolare l’indotto delle PMI locali, ha pagato il prezzo più alto.

Confartigianato Terni si limita ad osservare che non è credibile che ci sia voluto un tempo così lungo (dal 2022 al 2025) solo per verificare che non è possibile la soluzione strutturale e non è possibile nemmeno la soluzione ponte per rispondere alla precondizione posta da AST. Tali verifiche, infatti, potevano essere fatte in pochi mesi o giorni.

Tutto quanto sopra considerato, Confartigianato Terni chiede strumenti immediati dedicati al sostegno delle PMI locali dell’indotto, che non possono aspettare oltre, e una strategia nazionale chiara e condivisa tra le istituzioni con le connesse e conseguenti politiche energetiche e industriali per la valorizzazione del polo siderurgico ternano, che, giova ricordare a tutti, non è composto solo da AST, ma è un polo integrato AST – PMI locali dell’indotto.