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“Un 2021 di ripartenza, che non possiamo permetterci di fermare a causa del caro energia e della difficoltà di approvvigionamento delle materie prime”. Questo il messaggio del 3° congresso regionale della Fim Cisl, svolto a Strettura, con la presenza del segretario generale Fim Cisl Umbria, Simone Liti, del segretario generale Fim Cisl nazionale, Valerio D’Alò e di Angelo Manzotti, segretario generale Cisl Umbria. Simone Liti è stato confermato segretario regionale Fim Cisl Umbria, nella riunione del consiglio regionale, tenuta a valle del 3° congresso. Con lui in segreteria Andrea Calzone, Emilio Trotti e Antimo Zucchetti.

Dopo un’analisi di contesto, Liti ha messo a fuoco la situazione umbra: “Il territorio della provincia di Perugia è caratterizzato dalla presenza di vari comparti industriali. Si passa dal settore dell’indotto aeronautico e aerospaziale, a quello dell’automotive e industriale in genere. Il primo, quello aereonautico, che insiste maggiormente nel folignate, subisce ancora gli effetti della crisi dovuta alla pandemia. È etichettato come quello che tarderà maggiormente a ripartire e gli effetti si stanno ancora vedendo nonostante timidi segnali di ripresa. Abbiamo aziende come Oma, Umbra Group, Ncm e altre che sono riuscite a mantenere intatti i livelli occupazionali, puntando su processi e prodotti che il mercato richiedeva. Ad oggi si spera che i prezzi a rialzo delle materie prime ed energifere non influenzino negativamente la lenta e costante ripresa avviata. Inoltre aziende come F.A. (ex Fonderie di Assisi) subiscono, così come altre che necessitano di ingenti quantitativi di energia, le conseguenze degli aumenti dell’energia elettrica e di gas, vedendosi moltiplicato e triplicato il costo che non riescono a riversare nei prezzi di listini. Per questi motivi c’è preoccupazione sul fronte di tenuta occupazionale”.

Altre situazioni di criticità, per Liti, sono la Trafomec e la Piccini, aziende storiche della provincia, che rischiano la chiusura per scelte sbagliate a livello imprenditoriale. “E’ di poche settimane fa anche la chiusuravdella procedura di licenziamento per la Indelfab, ex Merloni, che rischia di vedere scomparire qualsiasi speranza di ripartenza industriale, in un territorio particolarmente povero di imprese”.

 

A Terni Liti sottolinea come su Arvedi la fiducia ci sia sempre stata. “Ribadiamo che il Piano industriale deve contenere impegni precisi in grado di garantire non solo il consolidamento e lo sviluppo delle produzioni attuali e il recupero di spazi sottratti in passato, ma anche un ragionamento in termini di investimenti capaci di andare nella direzione di un mercato globale, attraverso l’innovazione delle linee di processo e di prodotto, secondo le indicazioni di una siderurgia sostenibile ambientalmente, socialmente ed economicamente, dove l’intera occupazione, operai, impiegati, quadri, somministrati e dell’indotto, deve essere salvaguardata e, perché no, rafforzata sia numericamente che a livello di competenze”. Per Liti “serve un Accordo di programma con al centro il tema dell’energia. E per questo abbiamo guardato con interesse la vendita tra Erg ed Enel. Il sistema idroelettrico, con dovuti accorgimenti, può tornare ad alimentare la fabbrica ma anche le fabbriche del territorio e, perché no, le abitazioni. Creiamo una comunità energetica chiusa. Oggi ci sono le condizioni per realizzarla, oggi possiamo farlo”.

Nella provincia però, oltre ad Ast, ci sono “altre aziende che dovranno guardare con attenzione al futuro. L’esempio è Tifast, che con la crisi ucraina ha già problemi di approvvigionamento della spugna di titanio”. Tra le priorità di Fim Umbria anche l’automotive, settore che “risente della carenza di materie prime, specialmente microchip. Con l’avvento dell’auto elettrica ci si troverà a fare i conti con il cambiamento”.

 

Tra le proposte rilanciate, la connessione dell’istruzione alle imprese, la creazione di un sistema attrattivo che intercetti nuovi investimenti. “Bisogna trasformare l’Umbria in un laboratorio dell’economia sostenibile sia dal punto di vista economico ambientale e sociale. In tale direttrice si inserisce così anche la creazione di un distretto dei nanomateriali realizzato nell’area di crisi “Merloni”, fortemente integrato con il network che sorgerà nel ternano, e che consentirà diverse applicazioni trasversali a tutto il sistema industriale, favorendo innovazioni di processo e prodotto strettamente correlate alle dinamiche della produttività. L’Umbria si propone quindi sul panorama nazionale come un territorio fertile per sperimentazioni innovative, soprattutto quelle per promuovere nuovi modelli di riqualificazione di siti industriali dismessi basati su attività di specializzazione economica, per affermare il modello di sostenibilità con un vecchio slogan attuale più che mai: UMBRIA CUORE Verde d’Italia”.

Ospiti del congresso anche il presidente di Confartigianato, Mauro Franceschini: “Importanti le idee tra mondo dei lavoratri e mondo imprenditoriale”. Importante anche il saluto di Gianluigi Angelantoni, presidente del Gruppo Angelantoni e di Federmeccanica Umbria: “L’Umbria è una terra di mezzo e per questo serve impegno”.

Conclusioni affidate al segretario nazionale Fim Cisl, Valerio D’Alò: “Non dimenticate quello che fate nei posti di lavoro. I lavoratori devono essere sentinelle attive di quello che succede nelle attività produttive” Siamo di fronte ad un congresso unico, che si svolge ad un quadro internazionale che ci mette in nuove condizione. Anche la stessa Umbria affronterà un percorso di transizione importante, attraverso il rilancio della siderurgia, che si è anche concretizzato con l’acquisizione di Ast. C’è inoltre il tema dell’energia e dei cambiamenti del mercato del lavoro, offrendo ai nostri delegati gli strumenti necessari per affrontare gli impegni a tutela dei posti di lavoro”.