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“Il sistema giudiziario italiano mi tormenta da 17 anni” ha scritto sui suoi social Amanda Knox dopo che sono state depositate le motivazioni della sentenza di condanna per calunnia ai danni di Patrick Lumumba, nell’ambito di uno dei filoni scaturiti dal processo per l’omicidio di Meredith Kercher (per il quale è stata definitivamente assolta).

“È iniziato durante il mio interrogatorio, afferma Knox, e continua nei tribunali, più di recente nella motivazione che spiega perché mi hanno dichiarato colpevole di calunnia a giugno”. Il riferimento è alla sentenza della Corte d’assise d’appello di Firenze che le ha inflitto, per la calunnia, tre anni di reclusione, già scontati, con i quasi quattro passati in carcere prima di essere assolta per il delitto al quale si è sempre proclamata estranea. Il processo è stato celebrato dopo il riconoscimento della violazione dei suoi diritti di difesa e il rinvio disposto dalla Cassazione per “porre rimedio”. Al centro il memoriale scritto dalla trentasettenne di Seattle la mattina del 6 novembre dopo il fermo per l’omicidio.

Per giudici di Firenze Knox accusò “ingiustamente” Patrick Lumumba, un innocente, dell’omicidio di Meredith Kercher “per uscire dalla scomoda situazione in cui si trovava”, “per porre termine alle indagini, non potendo prevederne l’esito”. Per la Corte d’assise d’appello, l’americana “si trovava all’interno della casa al momento dell’omicidio e quindi ben sapeva” che lui “non c’era”. Una sentenza per la quale la difesa Knox ha già ipotizzato ricorso in Cassazione per quella che potrebbe essere una nuova tappa di una delle vicende più controverse degli ultimi anni.