“I Consultori Familiari sono stati concepiti come servizi a bassa soglia – rimarcano le sindacaliste – cioè visibili e facilmente accessibili particolarmente da quei gruppi di popolazione a rischio. Lo spirito della legge istitutiva fa riferimento alla salute della donna, contestualizzata nelle sue relazioni familiari e sociali. Al Consultorio Familiare spetta un ruolo specifico nella educazione e promozione della salute, particolarmente nel campo della procreazione responsabile, della gravidanza fisiologica, della contraccezione e dell’IVG, ed un ruolo altrettanto specifico nell’educazione sessuale degli adolescenti e nel disagio familiare e dell’età evolutiva. Vorremmo che oggi e non solo oggi – concludono Laudadio e Galeazzi – anziché ‘festeggiare’ le donne si diano risposte ai loro bisogni e si riconoscano le loro libertà. Chiediamo dunque l’immediato ripristino del servizio di consultorio familiare sul nostro territorio”.
“Da diversi mesi alle donne del distretto sanitario orvietano, di tutte le età, è negato il diritto ad effettuare visite ginecologiche, ad ottenere una prescrizione di farmaci anticoncezionali orali o l’inserimento/rimozione di Iud (dispositivo intrauterino). Per le minorenni non è possibile la prescrizione della pillola del giorno dopo né un percorso tutelato per l’interruzione volontaria di gravidanza”. A denunciarlo oggi, 8 Marzo, giornata internazionale della donna, sono Annamaria Laudadio, segretaria della lega Spi Cgil di Orvieto, e Carolina Galeazzi, della Fp Cgil di Terni.
“Siamo stufe della retorica e delle mimose, c’è ben poco da festeggiare – affermano le due sindacaliste – da ottobre nel nostro consultorio non è presente una ginecologa o un ginecologo, ennesimo segnale dello smantellamento di servizi fondamentali per le donne, con uno spostamento forzato verso le cure in ospedale, una medicalizzazione ed una privatizzazione sempre più marcate, con una pratica medica sempre meno relazionale e sempre più tecnicistica”.