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Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso del procuratore di Terni Alberto Liguori con il quale era stata impugnata la delibera con cui il Consiglio superiore della magistratura l’11 gennaio aveva disposto la non conferma nell’incarico.

Il magistrato lo scorso aprile, si era visto restituire la guida dell’Ufficio dal Consiglio di Stato che aveva accolto il suo contro il ‘no’ del Tribunale amministrativo alla richiesta di sospensiva della stessa delibera del Csm.

Ora la nuova sentenza, questa volta nel merito, che ha respinto il ricorso contro la non conferma di Liguori. Nella sentenza il Tar del Lazio, nel ricostruire l’intera vicenda che ha riguardato il magistrato non ha mancato di segnalare come, nel periodo in cui Liguori aveva assunto le funzioni di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Terni, erano state captate alcune chat con Luca Palamara, quest’ultimo rimosso dalla magistratura dopo lo “scandalo” dell’Hotel Champagne, nelle quali “emergevano valutazioni critiche del ricorrente in ordine a scelte che il CSM stava compiendo”.

Nel merito, il Tar ha reputato che “il ragionamento posto in essere dal CSM, come esternato nella motivazione della delibera, sia del tutto logico e vada esente da travisamenti, così resistendo al sindacato del Giudice amministrativo”. Quanto alle singole censure “esse risultano tutte infondate”. Con riferimento all’assunto secondo cui le chat conterrebbero unicamente private manifestazioni della condivisione o meno delle nomine, secondo i giudici “le conversazioni acquisite presentano una perfetta compenetrazione dell’attività ‘politico-sindacale’ del magistrato con le proprie funzioni ordinarie; si tratta di condotte che non possono essere considerate in modo disgiunto rispetto al profilo professionale complessivo del magistrato, tal che devono dunque essere oggetto di valutazione, laddove presentino indizi negativi ai fini della verifica dei prerequisiti”.

Ecco che allora il Csm “con prognosi del tutto plausibile, ha correttamente prospettato il pericolo che il magistrato metta in pratica modalità di verifica e di valutazione dell’attività dei colleghi improntate a logiche correntizie piuttosto che all’effettivo apprezzamento della professionalità”. (ANSA)