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“Più volte abbiamo segnalato le difficoltà e le aggressioni a danno del personale che opera nel carcere di Terni, ma in queste ultime settimane la situazione è degenerata, con una escalation di violenza e con l’aumento allarmante dei rischi per la sicurezza dei dipendenti”. A scriverlo in una nota sono Valentina Porfidi e Claine Montecchiani (Fp Cgil), Mario Pragliola (Cisl) e Mario Galletti (Uil), che ricordano in particolare l’aggressione subita da un’infermiera pochi giorni fa, cui sono seguiti altri gravi episodi.
“Sovraffollamento, presenza di detenuti problematici, carenza degli organici di polizia penitenziaria,  difficoltà a reclutare infermieri e medici disposti a lavorare nella casa circondariale a queste condizioni: sono tutti elementi che determinano queste gravi criticità – sottolineano i rappresentanti delle tre sigle sindacali – Ma il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue carceri, come sosteneva Dostoevskij già due secoli fa”.

Anche il XIX Rapporto di Antigone (Associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale) evidenzia che il carcere di Terni ha un tasso di sovraffollamento estremamente elevato. “In questa situazione drammatica – continuano i sindacati – lavorano donne e uomini, come infermieri, agenti di Polizia Penitenziaria, funzionari giuridico-pedagogici, personale amministrativo. In questi mesi abbiamo assistito e partecipato ad incontri con esponenti del Governo, che hanno visitato le carceri dell’Umbria e di Terni, che si sono presi degli impegni mai onorati, per la la risoluzione delle problematiche da noi rappresentate. Vogliamo risposte concrete e urgenti – insistono Cgil, Cisl e Uil – al fine di smorzare le tensioni e la crescente situazione esplosiva che si sta estendendo anche al di fuori delle mura carcerarie, come dimostra l’episodio in azienda ospedaliera di poche settimane fa, quando un detenuto ha aggredito il personale di Polizia Penitenziaria creando caos, prima al pronto soccorso e poi in un reparto di degenza del Santa Maria”.
I sindacati puntano il dito anche contro le “inadempienze della direzione aziendale”, la quale, dicono, non si è attivata in tempo “per rendere agibile la stanza del detenuto, ripristinata solo qualche giorno dopo i fatti anche dietro nostra durissima sollecitazione”.
Altro grave problema segnalato dalle rappresentanze sindacali: il personale infermieristico che lavora nel carcere è costretto a “turni massacranti” e si trova a subire una “pressione psicologica non sostenibile”, con la paura di essere vittima di aggressioni, difficili da evitare anche per la carenza del numero di agenti di Polizia Penitenziaria e per la mancanza di adeguate e immediate sanzioni per quei soggetti pericolosi.
“In questa situazione già estremamente critica ogni singolo infermiere deve gestire oltre 100 detenuti e ogni agente 50 – continuano i sindacati, che nei giorni scorsi hanno tenuto un’assemblea con i lavoratori – Il personale si sente abbandonato, c’è il timore per la propria sicurezza, si ha la percezione che il carcere sia in mano ai detenuti. C’è bisogno di personale infermieristico, è necessaria una riorganizzazione delle attività di assistenza, proprio in virtù della complessità in cui si opera, valorizzando il personale che con passione e competenza opera da anni all’interno della casa circondariale”.
In data 12 giugno c’è stato l’incontro urgente con il dottor D’Andria, provveditore per Toscana e Umbria, al quale i sindacati hanno fatto richieste precise: trasferimento urgente di detenuti e ripianamento dell’organico. “Purtroppo, ancora una volta le risposte sono state vaghe e insufficienti – concludono Porfidi, Montecchiani, Pragliola e Galletti – per cui non ci resta che alzare il livello della protesta ricorrendo a tutte quelle che sono le prerogative sindacali”.