Gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Spoleto hanno dato esecuzione alla misura cautelare del divieto di avvicinamento, emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Spoleto, nei confronti di un uomo – classe 1966 – indagato del reato di maltrattamenti in famiglia nei confronti della compagna.
Gli accertamenti effettuati dai poliziotti, costantemente coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Spoleto, hanno messo in luce le numerose vessazioni fisiche e psicologiche perpetrate negli ultimi anni dall’indagato.
È emerso che l’uomo, fin dall’inizio della relazione – iniziata dieci anni fa – si era ripetutamente lasciato andare a minacce, aggressioni verbali e pesanti offese contro la donna procurandole uno stato di sofferenza, depressione e paura.
Secondo quanto raccontato dalla vittima, il 56enne – affetto da una gelosia ossessiva e dedito all’abuso di alcolici – lo scorso 1° luglio era andato in escandescenza e aveva minacciato la donna brandendo un grosso forcone. Quando la stessa gli ha riferito della sua intenzione di lasciarlo, il 56enne ha iniziato a percuoterla con violenza.
Portatasi in ospedale per le cure del caso, l’uomo aveva proseguito con la propria condotta intimidatoria effettuando numerose telefonate e forando gli pneumatici dell’auto della compagna.
Le minacce erano poi proseguite al punto che la donna, esasperata dalla situazione, aveva chiesto aiuto ai poliziotti per uscire dall’incubo che stava vivendo.
In ragione della gravità degli episodi, terminati gli accertamenti della Polizia di Stato e ricostruita compiutamente la vicenda, la Procura della Repubblica di Spoleto ha contestato all’uomo il reato di atti persecutori e lesioni personali, facendo richiesta di applicazione di una misura cautelare a suo carico.
Il G.I.P. presso il Tribunale di Spoleto ha emesso un’ordinanza applicativa della misura cautelare del divieto di avvicinamento all’abitazione della donna, nonché ai luoghi di lavoro o quelli abitualmente frequentati dalla stessa. Il divieto, peraltro, è stato corredato da quello ulteriore di mettersi in contatto con qualsiasi mezzo con la persona offesa dal reato.
Una volta emesso il provvedimento, gli agenti hanno provveduto a rintracciare l’indagato e ad eseguire la misura cautelare.
Si rappresenta che l’indagato è da considerarsi innocente fino a sentenza definitiva di condanna.