Nelle scorse ore si è conclusa -senza conciliazione- la procedura di mediazione instaurata su istanza di alcuni dirigenti Arvedi AST nei confronti della sottoscritta.
Mai sazia del piatto conformismo locale, mai paga dello stolido ‘unanimismo siderurgico’, l’Azienda denuncia infatti di aver subìto un presunto danno reputazionale a causa dei contenuti di miei comunicati stampa trasmessi dopo le dimissioni da assessore all’Ambiente del Comune di Terni.
Tali dichiarazioni, in coerenza con tutte le altre rilasciate sin dall’esordio del mandato istituzionale, nonché conformemente alle denunce redatte nell’espletamento dei miei doveri di pubblico ufficiale e quale attivista ambientale, riguardano l’allarmante e perdurante disastro ambientale della Conca, disastro legato indiscutibilmente alla produzione-per-niente-sostenibile di acciaio nella nostra città (nostra, non loro, nonostante taluni credano e agiscano come fosse il contrario), nel silenzio complice dei soliti politicanti a caccia di voti, altro fenomeno annoso.
Confermo che nessuna mia parola è stata spesa a vuoto e ribadisco quanto comunicato a mezzo stampa nei mesi scorsi: la presenza di tassi insostenibili di metalli pesanti nelle falde acquifere, nel fiume Nera, nei suoli, nel sottosuolo, nell’aria, con dati acclarati e, in parte, pubblici, è un chiaro marker dell’impatto distruttivo di questa industria siderurgica. C’è molto altro, ma ne parleremo nelle sedi opportune.
Dovranno risponderne il Granduca di Cremona e il suo Gruppo, unitamente alla ThyssenKrupp, finora parimenti impuniti.
E mentre constatiamo amaramente che l’intera classe politica umbra, senza eccezioni, fa a gara nello stendere tappeti rossi a una delle aziende più devastanti d’Europa, attendo con calma serafica la convocazione in Tribunale per dibattere dell’immaginaria lesione reputazionale.
Fa già sorridere che, dinanzi al plateale e scellerato dispregio del diritto alla salubrità dell’ambiente, dinanzi a uno scenario così compromesso, costoro credano di difendere la propria reputazione querelando me, ma fanno decisamente sbellicare quei politicanti che, improvvisamente, a poche settimane dalle elezioni, sembrano possedere tutte le risposte: sulla sostenibilità, sul caro energia, sull’occupazione. Sul futuro.
Eppure, proprio da costoro, il futuro di Terni è stato ancora una volta svenduto, avendo detto sì a un’ulteriore megadiscarica da almeno altri 6 milioni di metri cubi (mc. 6.000.000) di rifiuti industriali pericolosi in piena città, con effetti per secoli; politicanti che, volendo questo nuovo enorme polo attrattore di veleni industriali, hanno annichilito il residuo appeal locale, demolendo le alternative di investimento e di attrazione per capitali italiani e stranieri. Un ceto politico locale e regionale, tutto, totalmente fermo, pigro, inoperoso sulla costruzione di quei beni materiali e, più spesso, immateriali che rappresentano davvero il futuro delle città e degli Stati: parlo degli investimenti volti allo sviluppo tecnologico-digitale.
Terni, così, è perennemente condannata a restare nell’800, tra rottami, scorie, fanghi, polveri, puzze, grigiore, degrado, malattie. La fogna dell’Umbria e del Centro Italia.
Gli altri crescono con la ricerca, lo sviluppo scientifico, l’innovazione vera, l’intelligenza artificiale, l’elettrico, e via dicendo.
La povera Terni deve rimanere povera; deve continuare a perdere abitanti; deve essere sempre più buia, con sempre più saracinesche abbassate e scassate, in uno stato di decadimento economico, sociale e culturale senza soluzione di continuità.
Niente imprese, né vecchie, né nuove. Solo il retaggio del passato, cui politici mediocri, poveri di idee e di visione (e, onestamente, nemmeno capaci di copiare chi sa fare meglio), si aggrappano come al ricordo sbiadito di un amore che fu e che non si vuole lasciar andare. Ma questa è la parte romantica.
Con il favore interno ed esterno di tanti fedeli amici, lorsignori hanno interferito pesantemente e sistematicamente contro l’interesse generale, tenendo per le gonadi il Comune.
Con la delibera di Giunta comunale del 18 aprile scorso (megaimmondezzaio industriale di Pentima-Valle) sono state eluse pressoché tutte le decisive indicazioni fornite dallo stesso superconsulente del Sindaco, in danno di ambiente, salute e finanze pubbliche, con il velato ricatto che solo così, con un’intesa così sbilanciata, si potesse chiudere il fantomatico Accordo di programma.
Sì, proprio quel ricco Accordo di programma prossimo alla firma… da oltre due anni.
E nonostante il Comune abbia appecoronatamente acconsentito a un tale obbrobrio amministrativo, gestionale, ambientale e sanitario con la nuova megadiscarica degli orrori, ora la mai sazia Arvedi AST solleva il problema del caro energia, quale ulteriore condizione per giungere all’agognata sigla. Ma anche qui c’è la soluzione dei faccendieri, la trovata geniale, a un passo dalle elezioni regionali: diamo loro parte dell’energia della centrale di Galleto-Marmore! Ma, allora, perché non tutta la centrale? E perché non aggiungere pure una fettina di …?
Fortunatamente certe scemenze eruttate da politicanti in perenne campagna elettorale non sono consentite dalla legge.
Tra l’altro, forse che altre aziende, piccole, medie e grandi, o le stesse famiglie, non hanno i loro problemi con le bollette elettriche? Ah già, quelli non hanno voce, se non quando si devono redigere programmi elettorali, poi lasciati regolarmente lì, come carta straccia.
Insomma, a fronte di uno scenario così degradante, dovremo intasare il Tribunale per dirimere il vilipendio degli ultimi intoccabili locali, tra le misere querele temerarie del caso: aspetto serenamente gli eventi. E sono d’altronde certa che, vista la situazione ambientale fuori controllo, presto o tardi i Tribunali avranno ben altro da fare
d.ssa Mascia Aniello attivista ambientale per Terni