È scomparso ieri a San Gemini, all’età di 97 anni, il collega giornalista Enzo Stinchelli. Nato a Narni nel 1927, Stinchelli si era trasferito a Terni con la famiglia, dove aveva frequentato il ginnasio. Appassionato di teatro, era entrato a far parte di una compagnia di attori amatoriali di provincia, per poi perfezionarsi a Roma, all’accademia di recitazione. Finiti gli studi, debutta nella compagnia di Ernesto Calindri e, successivamente, in quella di Gino Cervi, ottenendo una piccola parte nel “Cirano di Bergerac”.
Lasciato il teatro, fa ingresso in Rai nel 1954, come cronista sportivo nella redazione di Milano, al fianco di Beppe Viola. Nel 1960 passa a Roma, dove per la Rai segue le Olimpiadi. Con la nascita nel 1976 della rubrica sportiva “Sport Sette”, poi divenuta “Domenica Sprint”, Stinchelli entra a far parte della redazione diretta da Maurizio Barenson, con la conduzione di Gianfranco De Laurentiis.
In quegli anni si distingue per la sua versatilità, l’ironia fuori dagli schemi, la capacità di trasformare anche una semplice intervista in un evento esclusivo. Sono qualità che pur creando apprensione nella dirigenza Rai, lo avvicinano al grande pubblico. La sua popolarità cresce con la condizione della rubrica domenicale “TG L’Una”, chiamato nel 1976 da Dante Alimenti, eugubino, tra i fondatori del TG1. Stinchelli affianca Paolo Cavallina, Romano Battaglia, Elio Sparano. Memorabili alcune interviste ad Alberto Sordi, Vittorio Gassman. Monica Vitti, Marcello Mastroianni, Gianni Rivera, Valentino Garavani, Massimo Troisi.
Fino alla fine degli Anni Ottanta Stinchelli è stato l’espressione di un giornalismo eclettico, libero, non ingessato, che affiancava all’informazione il gusto della battuta spesso irriverente, ma non banale. Viveva da anni a San Gemini, dove aveva continuato a coltivare la sua passione per il giornalismo, girando video con la sua immancabile ironia. Ci ha lasciato tre libri: “Lui è partito. Un anno con Hitler”; “Laggiù fugge un Uovo” e “TG. L’Una Piena”.
“Stinchelli – ricorda il presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, Mino Lorusso – amava definirsi uno ‘spirito irrequieto’. Ci ha consegnato in eredità la sua grande passione per il giornalismo. Un giornalismo intelligente, fatto di domande scomode, che ha attinto dal teatro il gusto della battuta, senza svilirne i contenuti. La stessa passione che ha coltivato per la vita, insegnandoci a non prenderci troppo sul serio e ad affrontarla sempre col sorriso sulle labbra”.