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Restituisce una fotografia sulla condizione delle donne umbre in “era Covid”, proponendo anche spunti di riflessione per i decisori politici e sanitari, il volume “Essere donne in pandemia” edito da Cultura e Salute Editore Perugia e presentato stamani dalle autrici dello studio psicologhe della salute, Elisa Marceddu e Giada Fioretti, a Perugia nella sede della Scuola di amministrazione pubblica di Villa Umbra.

Il lavoro è stato svolto dal Laboratorio per l’equità della Regione Umbria del Centro Regionale per la Salute Globale, Cersag, diretto dal dottor Marco Cristofori che ha aperto i lavori. Presente anche il direttore regionale alla Salute e Welfare, Massimo D’Angelo.

“Il Laboratorio di equità – ha detto nel suo intervento l’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto – rappresenta uno strumento essenziale per l’approccio alla salute, visto che per effettuare progetti e programmi per il miglioramento del benessere di una comunità, è necessario avere strumenti e metodologie per un’analisi di contesto epidemiologica e sociale della comunità nonché di equità. E’ per questi motivi che la Regione Umbria ha deciso di inserire questo laboratorio all’interno del CERSAG e come strumento fondamentale nel Piano regionale della Prevenzione 2020-2025”.

 

“Il primo risultato – ha proseguito Coletto – è stato la stesura di un profilo di salute per il Piano regionale di prevenzione. Il Laboratorio ha poi prodotto questa indagine per esplorare gli effetti della pandemia e le sue conseguenze su una categoria già sottoposta in tempi normali a significativi oneri sociali e familiari. Un’attività di analisi e di ricerca importante sulle diseguaglianze di genere in ‘epoca covid’ quindi, per applicare poi la lente dell’equità per una programmazione sanitaria regionale mirata”.

Dall’illustrazione dell’indagine è emerso che la pandemia ha determinato un fenomeno globalmente definito come Shecession, che indica la recessione che colpisce le donne molto più degli uomini. Le donne infatti, questa volta sono le principali vittime dello sconvolgimento sociale ed economico causato dagli effetti globali del COVID-19.

Alla luce dei dati internazionali e nazionali, l’analisi conferma, sul territorio umbro, molte delle difficoltà che le donne vivono in tutto il mondo a seguito della pandemia, come ad esempio l’aumento dell’inattività, soprattutto in alcune fasce d’età in cui si intensifica il lavoro di cura per la nascita dei figli.

Ma quali sono i principali effetti prodotti dal covid sulle donne? Come a livello globale, le donne umbre sono più istruite degli uomini, ma nel 2020 hanno visto un aumento dell’abbandono scolastico: nel 2020 sul territorio regionale si evidenzia una prevalenza di abbandono scolastico minore (11,2%) rispetto al dato nazionale (13,1%) nella fascia di popolazione 18-24 anni, mentre però, la prevalenza di maschi umbri è minore (10,5%) di quello dei maschi a livello nazionale (15,6%), si evidenzia un tasso superiore delle donne umbre che abbandonano la scuola (12,0%) rispetto al dato nazionale (10,4%).

Il dato italiano di abbandono scolastico totale, inoltre, è stabile dal 2019 al 2020 (da 13,5% a 13,1%), mentre in Umbria è in aumento (da 9,5% a 11,2%), soprattutto nella componente femminile, passata da 8,4% al 12,0%, superando i maschi che restano stabili al 10,5%.

L’abbandono scolastico rappresenta un grande rischio per le giovani donne: aumenta il rischio di perdita dell’opportunità di costruire reti per il futuro, relegando le bambine e le ragazze in ruoli e possibilità precostituite culturalmente, non considerandone diritti, aspirazioni e libertà.

Le donne umbre nel 2020 più colpite da un aumento dell’inattività, ma anche dalla disoccupazione a seguito della pandemia, sono nella maggior parte dei casi quelle di 25-34 anni, fascia d’età in cui appare plausibile ipotizzare un ruolo del lavoro di cura familiare e di gestione domestica.

Ancor più difficoltà per le donne immigrate: meno di una su due nel 2020 è occupata e oltre 4 donne su 10 sono inattive.

Inoltre, l’occupazione delle donne umbre dipendenti di imprese attive è prevalente in ambiti femminili, come ad esempio i settori del commercio al dettaglio, della ristorazione e del turismo, nonché della sanità, confermando anche sul nostro territorio il noto fenomeno della segregazione orizzontale. Tali settori sono inoltre quelli maggiormente colpiti a livello economico dagli effetti della pandemia

A ciò si somma il ruolo del titolo di studio non solo inteso come grado d’istruzione ma anche come fattore che condiziona l’accesso a certe tipologie di occupazioni.

A completamento dei dati presentati, è stata realizzata un’indagine volta all’ascolto di gruppi di donne umbre. Per la realizzazione dell’indagine qualitativa si è fatto ricorso a due World Cafè, una metodologia che permette di coinvolgere gruppi piccoli e grandi in discussioni che consentano a tutti di partecipare, portando il proprio contributo.

 

Ad entrambi i gruppi sono state presentate, consecutivamente, due domande: “Facendo riferimento agli ultimi due anni, come la pandemia ha influito nei diversi ambiti della tua vita? Quali priorità dal tuo punto di vista andrebbero affrontate per ridurre le disuguaglianze di genere, quali proposte?”

L’analisi dei dati qualitativi emerge, insieme all’esperienza emotiva estremamente faticosa, come le partecipanti abbiano saputo utilizzare le capacità di fronteggiare una situazione così complessa e imparare dall’esperienza, in termini di crescita personale, di opportunità e di cambiamento.

Di interesse il dato relativo al linguaggio che riporta come il linguaggio parlato, i video essenzialmente, risultino più accessibili delle informazioni scritte, perché si diffondono con più facilità e anche perché bypassano eventuali problemi di lettura. Inoltre, il tema della mediazione culturale è percepito come centrale non solo per superare le barriere linguistiche, ma come canale facilitante di accesso alle cure, per tutti gli aspetti culturali legati alla salute che può mediare.

Pressoché tutte le donne hanno posto come necessità urgente quella di promuovere processi di socializzazione di maschi e femmine che consentano la messa in discussione dei tanti stereotipi di genere ancora diffusi, sia in famiglia che a scuola e nel mondo del lavoro.