Nella riunione odierna della Seconda commissione, presieduta da Valerio Mancini, è tornato all’ordine del giorno l’atto (delibera) della Giunta regionale concernente la ‘Monetizzazione integrale dell’energia da cedere gratuitamente e modalità di calcolo della componente variabile del canone di concessione per le grandi derivazioni idroelettriche’. A spiegare dettagliatamente il documento è stato l’assessore all’Ambiente e vice presidente della Giunta regionale, Roberto Morroni.
La Commissione esprimerà il proprio parere sull’atto nella prossima seduta vista la mancanza del numero legale dei commissari al momento del voto. Nel merito, il presidente Mancini, dopo aver definito il documento “particolarmente significativo”, ha espresso il suo rammarico puntando il dito “sull’assenza in sala del capogruppo di Forza Italia sin dall’illustrazione dell’atto da parte dell’Assessore”.
In sostanza, viene stabilita, attraverso la delibera dell’Esecutivo regionale, la monetizzazione integrale dell’energia elettrica da fornire annualmente e gratuitamente alla Regione Umbria nella misura di 220 KW/h per ogni KW di potenza nominale media di concessione. La percentuale dei ricavi da usare come base per il calcolo della componente variabile del canone sarà pari al 2,5 per cento (tale valore potrà essere modificato negli anni a seguire). I concessionari di grande derivazione idroelettrica, i cui impianti siano direttamente connessi a unità di consumo diverse dai servizi ausiliari, dovranno comunicare al servizio regionale competente, entro il 28 febbraio, per ogni unità di produzione, i dati misura dell’energia elettrica prodotta nell’anno precedente al netto della sola energia necessaria per i servizi ausiliari di autoconsumo.
L’assessore Morroni ha spiegato l’articolazione dei canoni, prevista dalla normativa nazionale. Dopo l’approvazione delle legge regionale 1/2023 (Disciplina dell’assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche in Umbria e determinazione del canone) gli introiti dal canone fisso superano i 10 milioni di euro, la componente variabile dei ricavi porta circa 4 milioni di euro, con la parte facoltativa di energia, concessa o monetizzata, si arriva a circa 23 milioni di euro di introiti rispetto agli 8 milioni di euro assegnati prima della legge.
“Riteniamo giusta – ha sostenuto Morroni – la scelta del 2,5 per cento della componente variabile del canone, in linea con quanto deciso da molte altre Regioni, di attestarci cioè sul livello base, questo anche in considerazione dell’introduzione della terza voce facoltativa”. Tuttavia, Morroni, ha tenuto a sottolineare che in futuro la percentuale minima del 2,5 per cento potrà anche essere prevista al rialzo.
Rispetto alle modalità di utilizzo della monetizzazione, Morroni ha spiegato che rimarranno immutate, con le stesse destinazioni già previste. Grazie alla nuova legge regionale è ampiamente aumentata la platea dei comuni beneficiari, perché territorialmente interessati da impianti di grandi derivazioni, passati da 5 a 13 (ad Alviano, Baschi, Cerreto di Spoleto, Narni e Terni, si sono aggiunti, Arrone, Ferentillo, Norcia, Orvieto, Preci, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino Vallo di Nera), “ma soprattutto sono state notevolmente incrementate – ha rimarcato l’Assessore – le risorse a loro destinate”.
Per i Comuni già ricompresi tra i beneficiari ancor prima della legge 1/2023 si sono registrati maggiori introiti: Alviano euro 30.754 (+179,6%), Baschi euro 58.441 (+ 180,8%), Cerreto di Spoleto euro 22.218 (+180,3%), Narni euro 409.681 (+182,9%), Terni euro 2.440.991 (+185,7%)
Gli introiti per i nuovi Comuni sono invece i seguenti: Arrone euro 57.686, Ferentillo euro 40.684, Norcia euro 103.175, Orvieto euro 443.157, Preci euro 15.995, Sant’Anatolia di Narco euro 11.144, Scheggino euro 9.977, Vallo di Nera euro 7.505.
Sull’atto, Thomas De Luca (M5S) ha annunciato che si esprimerà negativamente: “Sono stato io stesso promotore dell’emendamento che ha permesso l’allargamento della platea dei comuni beneficiari delle risorse provenienti dai canoni – ha ricordato – ma le misure proposte dalla Giunta risultano inadeguate rispetto agli ambiziosi obiettivi della legge, oltre a risultare del tutto controproducenti. La monetizzazione integrale dell’energia potrebbe essere destinata come reddito energetico alle fasce più povere, oppure messa a disposizione come fattore localizzativo per investimenti industriali. Ritengo poi del tutto insufficiente limitarsi alla soglia minima del 2,5 per cento per i canoni variabili. Non ho inteso mantenere il numero legale in Commissione visto che non intendo sostenere questa proposta, anche in virtù dell’assenza del capogruppo di Forza Italia, partito di diretta espressione dell’assessore Morroni”.
Per il presidente della Commissione, Mancini si tratta di un documento, quello predisposto dalla Giunta, “molto importante perché riconosce risorse ai tredici Comuni interessati per circa 23 milioni di euro. Sulla legge regionale che norma questa materia, voluta dalla Lega con primo firmatario il consigliere Daniele Carissimi, ha poi lavorato in sinergia la Commissione che l’ha fatta propria e modificata in alcune parti, migliorandola a beneficio di migliaia di cittadini”.
Nella corso della seduta, la Commissione ha anche trattato il Disegno di legge della Giunta concernente la “Disciplina del sistema regionale di protezione civile” programmando per la prossima seduta alcuni approfondimenti relativi a proposte di emendamenti trasmessi alla Commissione da parte di Anpas, Misericordie e Croce Rossa, oltre che dal Cal (Consiglio delle autonomie locali). La Commissione ha anche espresso parere favorevole, a maggioranza, sul documento della Giunta regionale concernente l’assestamento di bilancio di previsione 2024-2026 della Regione Umbria.
Canoni idroelettrico, De Luca (M5S): “Ennesimo accaparramento milionario da parte della destra con risorse sottratte all’Umbria meridionale. Inaccettabile silenzio di Bandecchi”.
“Durante la seduta della Seconda commissione regionale di oggi abbiamo assistito all’ennesimo blitz della giunta regionale intenta a fare l’ennesimo regalo alle multinazionali dell’idroelettrico a discapito dei cittadini. Il tutto fortunatamente sventato grazie all’azione ostruzionista delle minoranze che hanno fatto cadere il numero legale obbligando il presidente Mancini a sciogliere la seduta”: lo afferma il consigliere regionale del Movimento 5 stelle, Thomas De Luca.
“Stiamo parlando – spiega De Luca – della decisione da parte della Regione di monetizzare integralmente l’energia elettrica che Enel deve fornire annualmente e gratuitamente alla Regione Umbria. La nuova legge regionale, che recepisce il DL semplificazioni 2019 del Governo Conte I, dispone infatti che i concessionari dei grandi impianti idroelettrici debbano cedere una consistente quantità di energia da destinare almeno per il 50% ai servizi pubblici o a categorie di utenti nei territori interessati. Qualora invece si opti per la monetizzazione, la Regione vincola l’utilizzo delle stesse risorse in egual misura ai territori. Come già denunciato giorni fa, la delibera invece dispone la ‘monetizzazione integrale’ senza specificare alcuna destinazione. Ma c’è di più. Nella suddetta Dgr, la giunta propone che la percentuale dei ricavi da usare come base per il calcolo della componente variabile del canone sia pari al 2,5%, cioè la soglia minima prevista dalla legge, un inspiegabile, ennesimo regalo ad Enel che con lo sfruttamento delle risorse idriche del territorio fattura ricavi da centinaia di milioni di euro ogni anno lasciando poco più che le briciole ai territori. E Terni è il territorio maggiormente interessato da questa
vicenda. Parliamo di cifre complessive che potrebbero aggirarsi in un valore economico che supera i 7 milioni di euro. Le nostre proposte per l’utilizzo di queste risorse erano state quelle di sostenere i costi energetici degli ospedali o di contrastare la povertà energetica delle famiglie attraverso una sorta di reddito energetico che avrebbe potuto alleviare le spese delle famiglie in stato di povertà di circa 200 euro”.
“Appare oltremodo inaccettabile – prosegue De Luca – il silenzio del sindaco di Terni Stefano Bandecchi di fronte all’ennesima stangata attraverso la quale i cittadini ternani vedranno sottrarsi la loro ricchezza davanti al naso. Dopo essere stato direttamente chiamato in causa dal M5s per invitarlo a farsi audire dalla stessa commissione regionale sulla materia in oggetto, il Sindaco e la Giunta sono rimasti in totale silenzio, abdicando ad ogni tentativo di difendere la propria città. Propenso ai grandi annunci puntualmente disattesi, Bandecchi si dimostra totalmente incapace di agire a tutela degli interessi dei ternani ed è ormai in totale armonia con Forza Italia e l’assessore Morroni, che ha promosso la suddetta delibera. Che sia questo il segnale di un ingresso di Alternativa Popolare nella coalizione di centrodestra come soccorso azzurro?”.