Celebrata nella cattedrale di Terni la santa messa della Notte di Natale presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu che ha rivolto il suo augurio alla comunità diocesana e alle tante persone presenti in chiesa, che ha salutato singolarmente al termine della celebrazione. Hanno concelebrato il parroco della cattedrale don Alessandro Rossini e don Marcello Giorgi. La celebrazione è stata animata dalla corale del Duomo diretta dal maestro Simone Maccaglia.
Un Natale illuminato dalla luce di Gesù, che dona gioia e speranza, nonostante i tanti conflitti, guerre e violenze dei nostri giorni, ha ricordato mons. Soddu: «Il Natale del Signore ancora una volta illumina il nostro tempo della luce di Dio e ne irradia abbondante il seme di speranza, nonostante i giorni colmi di incertezze e dolore, causati come sempre, dall’egoismo e brutalità umana, dai numerosi conflitti in corso nel mondo e dalle violenze che si registrano ogni giorno anche nelle nostre città. Proprio per tale motivo, la bellezza del Natale non può essere confusa e perciò scambiata né tantomeno barattata, come si trattasse di una festa, sia pur intrisa di sentimento, ma che in fin dei conti, ha niente o poco a che fare con l’autenticità che da essa promana. Il Natale è la nascita di Gesù, ossia il suo ingresso nella storia dell’umanità, che realizza le attese di ogni persona di ogni tempo, le attese di pace per le persone di buona volontà e perciò infonde speranza anche a questi nostri giorni, vissuti nella continua angoscia per noi e per tanti nostri fratelli e sorelle che sono nella sofferenza, nel lutto, nelle lacrime; sommersi dal fango della violenza della natura, ma anche oppressi dalle ingiustizie umane, dalle sopraffazioni, dalle torture, dalle angherie, dal rifiuto o dall’indifferenza generale. Quante tenebre avvolgono il mondo! Quanto ci sentiamo disorientati e desiderosi di buone notizie, diverse da quelle che ci provengono da ogni parte del mondo ed anche dagli angoli più oscuri e cupi delle nostre città. Sarà perciò fondamentale che ciascun cristiano tenga bene a mente e nel cuore la verità pura e autentica del Natale; altrimenti condotti dal vortice delle varie cose accessorie saremo portati lontano dal senso profondo di quanto celebriamo e proiettati in un mondo irreale; tanto più e soprattutto in questo periodo, ripeto, in cui in molte parti del mondo e in particolare la terra che lo vide nascere e crescere, la Terra Santa, soffre a causa della guerra».
L’esortazione quindi a fare proprio il messaggio del Natale e della sua forza rinnovatrice nell’oggi di ogni credente: «Siamo chiamati a contemplare tale avvenimento non come spettatori di una scena pur toccante; oppure come figuranti di una scena che non ci penetra nell’intimo. Al contrario, siamo chiamati ad entrare in essa, a viverla affinché, illuminando la nostra storia, possa darle un senso alla vita. In ogni tempo tanti usurpatori si sono avvicendati nella storia dell’umanità fino al presente; basta sfogliare i libri, interrogare internet. Nemici del genere umano i quali, paradossalmente si sono arrogati e che ancora si arrogano, il titolo di salvatori o benefattori dell’umanità, divenendone invece coloro che, opprimendola nei più svariati modi e con i più diversi strumenti, la soggiogano, la strumentalizzano votandola alla disgregazione e quindi alla più totale distruzione.
Dalla nascita di Cristo abbiamo questo singolare annuncio; si tratta certo di una rivelazione ma che contiene in sé un dono, il dono per eccellenza, oltre il quale non si può immaginare altro. Andare oltre significa avere la presunzione di essere oltre Dio e quindi cadere nella nullità devastatrice del peccato».
Nella sua omelia, facendo riferimento alla narrazione del vangelo di Luca, mons. Soddu ha ribadito l’importanza dell’accoglienza e della solidarietà: «Cristo che viene nel mondo, attraverso le braccia premurose di Maria, attende ancora di essere accolto nella semplicità della nostra vita, del nostro cuore, della nostra coscienza con lo stesso calore che fu di quella singolare culla, la mangiatoia. Siamo peraltro anche testimoni del fatto che negli infiniti alloggi del mondo la persona di Gesù, il Vangelo, non trovi ancora degno accoglimento. Purtroppo si ripete la scena del racconto evangelico ogniqualvolta le persone, i popoli, le istituzioni, le famiglie, la società…noi, ci si accontenta del particolare orizzonte, sia che si tratti della propria persona, delle mura domestiche, dei confini nazionali, ed accontentandosi di questo stato, inesorabilmente si incorre nel conflitto, nella violenza, per doverne salvaguardare i propri confini. Gesù comunque nasce ed è deposto in una mangiatoia, che è il cuore, la vita, il pensiero, la disponibilità di chiunque offre la propria povera disponibilità all’accoglienza del Vangelo, che poi si traduce praticamente nella sua testimonianza a 360 gradi».
Infine, l’augurio per un Natale di pace e speranza per il mondo intero: «Nonostante il fumo nefasto delle bombe e la coltre delle macerie; oltre ogni tipo di odio e rancore di vendetta; oltre ogni buio di disperazione, sia il Natale del Signore, ad iniziare dal nostro cuore, un Natale di giustizia, di pace e quindi di vera speranza, per il mondo intero e per le nostre famiglie».