Maggiore trasparenza e chiarezza nelle procedure è quello che chiedono migliaia di precari che nel mese di maggio avevano compilato la domanda telematica di inserimento nelle Graduatorie Provinciali per l’assegnazione delle supplenze. La tempistica però è stata, anche quest’anno, infelice, in quanto la scelta delle preferenze è avvenuta in corrispondenza di Ferragosto senza che i precari potessero conoscere le disponibilità dei posti, i plessi di effettivo servizio e le eventuali cattedre frazionabili.
La trasparenza e la correttezza delle procedure sono venute meno perché gli Uffici Scolastici e le segreterie delle scuole, con organici falcidiati dai tagli e costretti a lavorare in tempi molto ristretti, non hanno completato le operazioni propedeutiche che avrebbero permesso di effettuare la scelta delle sedi e delle preferenze dopo una completa e accurata correzione dei numerosi errori riscontrati nelle graduatorie provvisorie.
In Umbria, come nel resto del paese, nei giorni scorsi, abbiamo così assistito ad un inusuale e apparentemente positivo anticipo delle assegnazioni delle cattedre al 30 giugno e al 31 agosto agli aspiranti inseriti nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS), ma sono stati molti i docenti che hanno ottenuto posti peggiori rispetto a quelli cui avrebbero avuto diritto o, ancor peggio, che non hanno ricevuto assegnazioni di cattedre, quando con punteggi e posizioni ben inferiori, un anno fa, avevano ottenuto un posto di lavoro.
Il Ministero ha voluto dare una parvenza di efficienza, ma in realtà ha causato danni e disagi, cui gli Uffici Scolastici stanno cercando di porre rimedio, nei limiti del possibile. Ancora oggi i docenti precari stanno aspettando una rettifica definitiva da parte dell’Ufficio Scolastico Territoriale alle assegnazioni fatte il 1 settembre e una seconda nomina in quanto numerose cattedre disponibili per i precari erano state erroneamente assegnate a docenti già assunti “in ruolo”. Al contempo le singole scuole hanno iniziato a convocare per le supplenze brevi, ingenerando ulteriore confusione e situazioni di criticità.
Due anni di esperienza con cattedre attribuite non in presenza ma mediante algoritmo dimostrano che le nomine sono assoggettate più al caso che ai diritti acquisiti!
Lo scorso anno, appena pubblicati i primi esiti delle operazioni, i COBAS Scuola avevano avviato la raccolta di innumerevoli segnalazioni di anomalie nelle procedure e organizzato un partecipato presidio sotto l’Ufficio Scolastico Territoriale di Terni con la richiesta di rettificare le nomine e di tornare alle convocazioni in presenza.
L’algoritmo con cui purtroppo si procede alle nomine è rimasto segreto e solo a seguito di vertenze il TAR del Lazio (ordinanza 4816/2022 pubblicata il 21 aprile 2022) -condividendo integralmente quanto sostenuto dai COBAS Scuola- ha condannato il Ministero dell’Istruzione a esibire e consegnare i file sorgente del software e/o l’algoritmo utilizzati dall’amministrazione centrale per le convocazioni telematiche ed il conferimento degli incarichi di supplenza ai candidati presenti nelle graduatorie per le supplenze (GPS) per l’anno scolastico 2021/2022.
Nel sistema informatizzato basato su un algoritmo dai meccanismi ancora poco chiari si presentano problemi irrisolvibili:
Non si possono gestire tutte le variabili per la determinazione degli incarichi, perché molti aspiranti sono inseriti in diverse graduatorie, con una posizione diversificata e un numero di posti disponibili molto eterogeneo. Inoltre, le nomine con algoritmo generano inevitabilmente errori.
Con le convocazioni in presenza la procedura è più flessibile e consente di aggiornare in tempo reale le disponibilità dei posti dopo ogni scelta o rinuncia del posto. Invece, con l’algoritmo le assegnazioni avvengono in blocco ed eventuali rinunce possono essere verificate solo a posteriori, dopo il conferimento di tutte le nomine. Quindi, poiché non è possibile ripetere le operazioni, si procede ad una surroga, in cui il posto è reso disponibile non a coloro che seguono immediatamente in graduatoria, ma a chi non ha in un primo momento avuto assegnazioni perché collocato più in basso, venendo paradossalmente favorito rispetto a chi occupa una posizione superiore. Le rinunce, inoltre, spesso sono dovute al fatto che si è costretti a indicare preventivamente le sedi del possibile incarico, inducendo molte persone a inserire anche sedi poco gradite che poi, all’atto della nomina, non vengono accettate.
Il Ministero quest’anno ha tentato di limitare le rinunce con un vergognoso e discriminatorio inasprimento delle sanzioni in caso di rinunce e/o abbandoni: sanzioni che determinano scelte familiari spesso drammatiche, rischiando di escludere dal lavoro chi ha impegni familiari più stringenti. In ogni caso, si apprende delle rinunce solo quando chi ha ricevuto la nomina non prende servizio, costringendo gli Uffici Scolastici a ripetere le operazioni e a fare surroghe anche ripetute, tanto che l’anno scorso in alcune province le code sono arrivate al 31 dicembre (termine massimo consentito dalle norme) e talvolta anche oltre. La cosa è verosimilmente destinata a ripetersi anche quest’anno e molte classi potrebbero avere la nomina di loro insegnanti solo con molto ritardo.
Premesso tutto questo, oltre alle dovute rettifiche di errori, non è più rimandabile un definitivo ritorno alle convocazioni in presenza oppure, in alternativa, a quelle online ma con gli aspiranti collegati in modalità sincrona (soluzione adottata due anni fa dall’Ufficio Scolastico Territoriale di Lucca e rivelatasi trasparente, affidabile ed efficace). Ciò garantirebbe agli aspiranti la possibilità di scegliere, in ordine di punteggio e nel rispetto delle riserve e delle precedenze, la scuola nella quale andare a lavorare, sulla base dei posti (anche di sostegno) resi noti almeno 24 ore prima.
Scuole e famiglie vedrebbero limitare fortemente il caos che caratterizza l’inizio di ogni anno scolastico, alcuni precari avrebbero circa due mesi di stipendio in più (visto che in certi casi le supplenze annuali sono state assegnate in prossimità del Natale), per le segreterie (già al limite del collasso per la carenza di personale) ci sarebbe una diminuzione del carico di lavoro e agli studenti verrebbe garantita la presenza del docente in aula.
Il mondo del precariato, che, va ricordato, tiene in piedi la scuola italiana, chiede che sia tutelato il diritto al lavoro: è anche migliorando procedure di reclutamento e stabilizzazione che sarà possibile iniziare a risanare le ferite della nostra martoriata scuola.
A tal proposito, i COBAS Scuola ribadiscono per l’ennesima volta la necessità di stabilizzare il personale docente precario con 36 mesi di servizio e gli ATA con 24, in ottemperanza a quanto stabilito dalla sentenza del 2014 della Corte Europea di Giustizia che ha condannato il governo italiano per abuso di ricorso a lavoro precario e in totale controtendenza rispetto al perverso, costoso e lunghissimo percorso a ostacoli introdotto dalla riforma del reclutamento contenuta nel cosiddetto Decreto Aiuti dello scorso luglio.