Contrariamente a quello che si pensa la crisi energetica sta colpendo i vari paesi europei non in modo uniforme, bensì fortemente differenziato. Le dinamiche di aumento dei prezzi dell’energia e del gas sono ampiamente più elevate in Italia rispetto agli altri Paesi europei.
Confartigianato nazionale, infatti, ha diffuso dati che evidenziano come “nel nostro Paese il prezzo dell’elettricità è cresciuto dell’85,3% rispetto dodici mesi prima, a fronte del +35,4% della media dell’Eurozona e, in particolare, del +18,1% della Germania e del +8,2% della Francia.” (elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat)
Naturalmente questo è determinato da un complesso di fattori che riguardano la diversa solidità economica e finanziaria, le caratteristiche della produzione e dell’approvvigionamento dell’energia e le diverse attese di mercato.
Ne risulta un quadro drammatico che mette in questione l’esistenza stessa delle imprese, soprattutto le PMI, e la competitività complessiva del Paese.
Tra i settori produttivi che sono stati colpiti per primi dalla crisi energetica figura la maggior parte dei settori caratteristici dell’economia regionale umbra: ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, materie plastiche e alimentare, pubblici esercizi.
Rispetto all’urgenza e alla pericolosità della situazione per il sistema produttivo rileviamo un inspiegabile ritardo nel prendere provvedimenti duraturi come se la presunta globalità della minaccia portasse a una sorta di sottovalutazione.
L’Ufficio Studi Confartigianato (elaborazione su dati Istat, Enea, Eurostat, Gme) ha stimato che se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuissero, i maggiori costi per i piccoli imprenditori umbri raddoppierebbero nel 2022 rispetto al 2021 (337 milioni di euro in più da 338 a 675)
“Certamente gli interventi immediati non possono che essere di ordine economico-finanziario e incentrati sul credito d’imposta e detassazioni, ma – afferma Mauro Franceschini Presidente di Confartigianato Umbria – è illusorio pensare di poter fronteggiare una crisi di tali dimensioni solo in questo modo. Occorre agire anche sull’economia reale accelerando e realizzando in tempi record una riorganizzazione della produzione e dell’approvvigionamento energetico. Anche l’Umbria deve fare la sua parte per dare un futuro alle imprese, soprattutto alle PMI, che in assenza di garanzie non possono continuare a produrre in perdita; molte, soprattutto nei settori sopra citati, hanno già sospeso la produzione.”
“Occorre evitare sottovalutazioni – prosegue Franceschini – anche delle possibili conseguenze sociali della crisi energetica, perché se al momento assistiamo a riduzioni dei livelli produttivi delle PMI umbre, l’impatto sui livelli occupazionali sarà immediatamente conseguente. Le famiglie umbre rischiano di trovarsi nell’autunno imminente simultaneamente di fronte alla riduzione dei redditi per cassa integrazione/licenziamenti e a incrementi di costi molto rilevanti per le bollette, perché le utenze domestiche sono maggiormente soggette a stagionalità.”