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L’azienda Ospedaliera di Terni ha formalmente dato il via libera per realizzare la “Culla per la vita” in un cortile di un edificio di via Malnati, per una spesa complessiva di circa 27 mila euro, di cui 20 mila euro stanziate dalla Fondazione Carit e circa 6.800 euro dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni, tramite affidamento diretto alla Petra SRL.

A prescindere dalla mia posizione su tale progetto, non capisco perchè si voglia mettere a rischio la salute di una donna in quanto il parto avverrebbe senza assistenza Ostetrica con tutti i rischi connessi. Inoltre da tantissimi anni è possibile partorire in Ospedale senza essere menzionati ed i neonati possono poi accedere ad una via preferenziale per l’adozione. Con tutti i problemi che affliggono il nostro Ospedale, non capisco come sia stato possibile arrivare a partorire un progetto così inutile. Il Direttore Generale del nosocomio ternano dovrebbe pensare a questioni più serie e non a progetti, come questo, a dir poco discutibili, per non parlare poi di come sono affidati alcuni lavori. Viene da pensare che occorre far contento qualcuno, per pochi spiccioli, a discapito delle donne.

Ma alla Direzione dell’Ospedale è noto che l’Art. 30 del DPR 396 del 2000 in tema di Dichiarazione di nascita che al comma 1 testualmente recita: ”La dichiarazione di nascita e’ resa da uno dei genitori, da un procuratore speciale, ovvero dal medico o dalla ostetrica o da altra persona che ha assistito al parto, rispettando l’eventuale volontà della madre di non essere nominata”?

Proprio per questa ragione al di là di qualsivoglia polemica sulla vicenda, che lo ribadisco, lascia molto perplessi, il progetto in questione è indirizzato alle nascite extra-ospedaliere sulle quali l’Azienda Ospedaliera non ha competenza alcuna. Per le nascite in ospedale è tutelata dalla legge sia la riservatezza dell’identità materna, nel caso la donna opti per tale soluzione, sia l’assistenza al neonato.

Il messaggio che l’Azienda Ospedaliera, in collaborazione con lo sponsor co-finanziatore, manda alla cittadinanza è quello che è possibile partorire dove capita (a domicilio o per strada) in assenza di presidi di sicurezza, contraddicendo tutta la normativa sulla sicurezza delle nascite portata avanti negli ultimi anni, che ha visto la soppressione di diversi punti nascita, anche in alcuni ospedali della Regione Umbria.

Si chiudono i punti nascita e si aprono le “Culle per la Vita”!

E’ molto strano che si spendano soldi pubblici per interventi di questo tipo. Anche se la maggior parte del finanziamento deriva dalla Fondazione CARIT il soggetto che li utilizza è una pubblica amministrazione e quindi sono da ritenersi interamente pubblici, con le annesse responsabilità di natura contabile.

A questo punto si pongono una serie di domande al Direttore Generale dell’Azienda:

Come si è motivata la competenza di merito dell’Azienda in questo progetto che è rivolto a nascite extra-ospedaliere?

Per quali ragioni l’Azienda Ospedaliera in alternativa non ha avviato una campagna informativa, magari coinvolgendo l’azienda sanitaria locale, sui contenuti del DPR 396/2000 in tema di nascite con volontà materna di anonimato e promuovere allo stesso tempo la sicurezza del parto?

Infine è stato acquisito in merito il parere del Consiglio dei Sanitari, che è l’organismo obbligatorio per l’azienda Sanitaria previsto dall’art 3 comma 12 del DLgs 502/92 e dall’art 35 della L.R. 11/2015, parere che è obbligatorio in materia di investimenti?

Per tutte queste ragioni presenterò un’interrogazione al Sindaco Leonardo Latini come responsabile della salute pubblica e un accesso agli atti alla Direzione dell’Azienda Ospedaliera per avere copia del parere del consiglio dei Sanitari in merito alla “Culla Per la vita”.

 Il consigliere comunale Emanuele Fiorini