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Sarebbe bello far conoscere la nostra terra attraverso la strepitosa dovizia che la natura e l’uomo hanno qui creato e che molti disattenti, non proprio studiosi, ancora ignorano. È meno bello, invece, assistere a stallo e decadimento di questa città. Dobbiamo contentarci, intanto, di parole suggestioni ragionamenti di chi afferma, e ne è legittimamente delegato, di saper sviluppare turismo e cultura per rendere così Terni sempre più apprezzata e visitata. Ci saranno sicuramente, infatti, da parte loro, dei progetti per il futuro, idee e proposizioni globali che da molto tempo tutti aspettano di poter conoscere. Ma quanto di sciatto sta avvenendo è davvero degradante per la nostra città, sotto i profili civiltà salute turismo.
Le strade del centro di Terni sono ridotte infatti ad un arcipelago di piastrelle rotte, di buche, di rappezzi di asfalto ed ospitano incessantemente il cimitero delle auto. Stazionano ovunque, sopra i marciapiede, davanti agli scivoli per disabili, davanti a qualsiasi varco per chi vada a piedi o in bici. Non dà proprio l’idea di una città, ma di un raggruppamento di negozi chiusi e di negozi spenti, di lucette narcotizzanti e di plumbei negozi serrati.

Su tutto brilla l’assenza di una pur fioca voce che cerchi di convogliare le forze cittadine per risolvere grandi problemi. Il centro di Terni è in gran parte, sulla carta, isola pedonale e ZTL. Sembra allora inesorabilmente scontato che qui, nel simil profondo Burundi, ci siano più auto che pedoni. Anche la zona a traffico limitato vale solo per la notte (dalle ore 21 alle ore 6, cioè), quando tutto c’è, meno che traffico. Ma cosa è? A favore di chi è stata coniata? Per il resto è un andirivieni continuo di motori accesi che ammorba l’aria e fa largo proselitismo di malattie tumorali. I residenti che, per parcheggiare le loro auto, hanno degli spazi appositi con tanto di cartello “riservato ai residenti”, trovano sempre tutto occupato perché non c’è mai stato il più piccolo controllo e in tali spazi parcheggia chiunque, tranne il residente. In Piazza del Mercato, supercentro del centro, si raggiungono poi i più alti vertici della incuria e del menefreghismo per questa
ormai appiagata città. Davanti alla Cassa di Risparmio di Lucca Pisa e Livorno, strisce bianche ormai sbiadite impediscono, per modo di dire perché c’è una catena enorme di furbastri incivili che ci si fionda, il parcheggio delle auto perché, quando arriva un camion non riesce a girare se non a condizione che qualche passante indichi al guidatore le decine di manovre che occorre compiere per non ammaccare delle auto correttamente parcheggiate.

Il tutto tipo cafoneria paesana con strilloni in piazza. Una città accogliente e del turismo, proprio da godere e visitare! Ci sono manovre su manovre e una lunga fila di sgasamenti che ancor più ci riempie di delizie tumorali. Nessun vigile, ma, ancor peggio, nessuna evidente striscia di non occupazione, magari un cartello che indichi la eventuale rimozione dell’auto con carro attrezzi, o, almeno, uno o due paletti inibitori. Esiste solo incuria ed incapacità e troppa complicità con nefasti effetti per la salute dei cittadini. Per non parlar poi, non del cane, ma delle eiezioni dei cani che arredano indisturbate il manto stradale, soprattutto in Vico Catina, ribattezzato evidentemente nel nome che tutti intuiscono.
Uccidere così una città e poi parlare di turismo?! È confortante, però, che di turisti non ci siano nemmeno le ombre, almeno nessuno, al ritorno, potrà parlare male della nostra abbandonata città! Quando, finalmente, il centro, in particolare, sarà un giardino fiorito, per passeggiare, per visitare Musei (Banca d’Italia: Cartoline di Virgilio Alterocca e Museo del Grand Tour; piano interrato di Palazzo Spada: Museo di Valentino) e Mostre, per sostare tranquillamente in eccellenti locali ristoratori (togliendo di mezzo negozi di barattoli e robaccia estera e grossolana), per acquistare i nostri prodotti, moltissimi e di gran valore (ma li misconosciamo), trovare libri e oggetti che riguardino la vita vera di Valentino, un santo enorme rispetto a quello della tradizione anglosassone che tutti scimmiottano con risultati perennemente negativi. Quando avverrà tutto questo, il pensiero comune di riferimento sarà: ma che trogloditi, in Terni, agli inizi del terzo millennio!