“Ancora ospedali che negano l’accesso dei padri in sala parto in Umbria. È inaccettabile. Serve attuare i protocolli di sicurezza e rivedere subito le direttive”. È quanto dichiara il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Thomas De Luca.
“É civile – chiede De Luca – una regione dove in mezzo a una pandemia puoi andare a tifare allo stadio ma si è costretti a partorire, a nascere ed a morire da soli? Da come appreso, in Umbria alcune strutture ospedaliere avrebbero nuovamente emanato direttive per impedire l’accesso dei padri o dei caregiver in sala parto al momento della nascita, costringendo le donne a partorire senza alcun supporto. Per l’ennesima volta anche la direzione dell’Azienda Ospedaliera di Terni procede con questa scelta che non tiene in alcun modo conto del benessere delle partorienti, dell’integrità psicologica delle puerpere e delle gravi criticità che potrebbero occorrere in caso di complicazioni e che sono state oggetto di segnalazioni ricevute negli ultimi mesi”.
“Nonostante le tre dosi di vaccino, il supergreen pass rafforzato, nonostante ci sia la possibilità di effettuare un tampone poche ore prima dell’evento, ancora – spiega De Luca – si continua ad impedire l’accesso dei padri, partner o persone di fiducia della partoriente nelle strutture ospedaliere. É inaccettabile che in Umbria venga ancora sottovalutato questo aspetto. Nessuna empatia, nessuna pietà. Non solo per la donna, ma per la famiglia nella sua interezza. È assolutamente prioritario garantire il diritto e la possibilità di avere accanto una persona che dia il necessario sostegno in momenti particolarmente delicati come quello di una nuova vita che viene alla luce”.
“È possibile – conclude De Luca – garantire la totale sicurezza sia degli operatori che degli utenti adottando protocolli, anche rigidi, che non impediscano però la fondamentale presenza di assistenza sia al momento del parto che nella fase di degenza ospedaliera. Per questo chiediamo alla Giunta regionale di esprimersi in modo chiaro e di mettere in atto quanto di sua competenza per garantire questo diritto che coinvolge l’intero nucleo familiare, nella sua unità e compattezza. Piuttosto che evocare continuamente a scopo di propaganda la famiglia tradizionale, per la maggioranza di centrodestra, sarebbe arrivato il momento di fare qualcosa di concreto e reale”.